Quando ero bambino il Natale era un momento magico. A dir la verità ora ho 43 anni e grazie all’atmosfera che i miei genitori sapevano creare, ancora adesso vivo il Natale con partecipazione ed entusiasmo.
Sono nato e cresciuto in una famiglia cattolica. Io ho rielaborato questa appartenenza in modo personale, tanto che quando penso al periodo natalizio ed in modo speciale alla notte di Natale, penso ad un momento di condivisione e serenità in famiglia, un momento che appiana le discussioni, rappacifica gli animi, regala piccoli momenti di felicità.
Nel mio Natale, quello che i miei genitori preparavano, c’era una regia esperta e profondamente innamorata di me e dei miei fratelli.
A parte la preparazione del presepio, ciò che rendeva magica quella notte iniziava ad accadere nel pomeriggio del 24 Dicembre. In quel momento iniziavano i preparativi.
All’epoca era in vita solo mia nonna materna, mentre gli altri nonni, i due paterni e quello materno, erano morti da molti anni e io non li ho mai conosciuti.
Tuttavia si preparava qualcosa anche per loro, e non solo per il Gesù bambino che avrebbe portato i regali.
Al nonno materno piaceva “pucciare” nel caffè le zollette di zucchero. Ecco che sul tavolo della sala si preparava una tazzina di caffè, un cucchiaino, due zollette di zucchero e una piccola moka pronta all’uso.
Al nonno paterno, invece, piaceva fumare la pipa. Sullo stesso tavolo della sala mio padre preparava una pipa carica e pronta all’uso, con vicino l’accendino e il premino, perché senza quello la pipa non si riesce a tenere accesa.
Non mancava mai un bicchierino di liquore e naturalmente, davanti alla grande porta della sala, prima che venisse chiusa a chiave, si mettevano delle scarpe da bambino, che avrebbero usato gli angeli custodi al loro arrivo, per entrare in sala insieme a tutta la compagnia.
Questo era il mio Natale e me lo ricordo con un misto di nostalgia e amore.
Naturalmente noi bambini si andava a letto presto e i miei genitori si organizzavano per fumare la pipa, bere il caffè e il liquore, spostare le scarpe degli angeli custodi e mettere i regali al loro posto.
Il risveglio al mattino era sempre lo stesso. I miei genitori che avrebbero preferito dormire ancora, ma sapevano benissimo che noi non vedevamo l’ora che la porta della sala venisse spalancata, perchè aprire i regali era la nostra priorità.
Ma prima di aprirli verificavamo sempre che i nostri nonni mai conosciuti avessero apprezzato le cose che avevamo lasciato per loro, e che gli angeli custodi avessero indossato le scarpe. Tutto era a posto, tutto in ordine. Noi potevamo aprire, felici, i nostri pacchetti.